Le conseguenze sulla sfera psico-emotiva della popolazione mondiale causate dal COVID-19, hanno rilevato un incremento considerevole degli stati di ansia, con sintomi come tensione, palpitazione, derealizzazione e depersonalizzazione, attacchi di panico.

Oltre alla sfera emotiva, si è osservato un interessamento anche della sfera metabolica e delle strutture muscolo-scheletrica associate, in primis il diaframma.

Questi stressor aumentano il carico allostatico sul nostro corpo. Questo riduce la capacità di regolare i paramenti basali delle funzioni fisiologiche (omeostasi), generando ancor di più allostosi. Ciò, avrà ripercussioni su tutti i sistemi ad esso collegato: da quello biomeccanico a quello psicologico, da quello neruologico-metabolico a quello endocrino, passando anche per il sistema cardio-circolatorio.

I disturbi emotivi, come l’ansia e lo stress, sono in grado, per l’appunto, di modificare negativamente l’attività dei recettori sensoriali e di conseguenza, purtroppo, la rielaborazione encefalica.

In particolar modo, la nostra area limbica, sede del nostro controllo emotivo, è in stretta relazione con le aree ipotalamiche e talamiche, sito nevralgico del controllo dell’attività del sistema nervoso autonomo, che è in grado di influenzare contemporaneamente più strutture, come il diaframma toracico.

Come influisce il diaframma sullo stato emotivo?

Il diaframma è un muscolo importante per le sue innumerevoli relazioni anatomiche.

Difatti si rapporta con vasi sanguigni di una certa caratura:

  • come la vena cava inferiore e l’aorta, che lo attraversano;
  • la fascia che avvolge rene e surrene;
  • i visceri sottodiaframmatici come stomaco e fegato;
  • la cervicale tramite il nervo frenico;
  • relazione diretta con il nervo vago che vi passa in mezzo.

Per tutte queste sue relazioni il diaframma svolge un ruolo di notevole importanza. È considerato anche una pompa idraulica in quanto è in grado di influenzare, con la sua escursione, l’apparato arterioso, il ritorno venoso e linfatico, il flusso interstiziale, facilitando gli scambi gassosi e garantisce l’equilibrio chimico-fisico, nonché lo stato emotivo.

Negli stati di ansia si osserva, una notevole riduzione dell’escursione degli atti respiratori, con ripercussioni, come possiamo intuire, su più strutture simultaneamente.

L’Osteopatia può migliorare lo stato d’ansia?

In un RCT svolto nella nostra accademia si è osservato come l’OMT possa essere indurre un ragguardevole miglioramento dello stato dell’ansia.

I soggetti che hanno partecipato allo studio, hanno un’età media di 40 anni (48% femmine, 52% maschi), con un BMI di 23 (normopeso). Sono stati sottoposti a dei questionari, validati dalla comunità scientifica, (Questionario STAI Questionario sul Benessere Generale GHQ-12, Scala d’impatto di un evento) per valutare oggettivamente gli stati di ansia.

Le persone partecipanti sono state divise in due gruppi di pari numero:

  1. i soggetti del gruppo A trattati dall’osteopata con tecniche osteopatiche sui pilastri del diaframma,
  2. il gruppo B ha subito un trattamento placebo (sham) senza mai trattare il diaframma.

Entrambi i gruppi hanno ricevuto 1 seduta con cadenza settimanale per 4 settimane. I risultati hanno evidenziato un miglioramento prorompente dello stato di ansia nei pazienti del gruppo A, mentre nel gruppo B si è evidenziato un leggerissimo miglioramento ma non paragonabile a quello del gruppo A.

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