Introduzione: un po’ di storia
L'osteopatia nella sua letteratura tradizionale è piena di “termini ed espressioni”
che si riferiscono continuamente ai FLUIDI.
L’ormai nota legge dell’arteria descritta da A.T. Still prima di tutte ci da una
indicazione dell’importanza dei fluidi, in questo caso di quelli ematici.
Lo stesso Sutherland usava termini come…"fluido nel fluido", "luce liquida",
"marea", "fluttuazioni dei fluidi".
Rollin Becker nei suoi testi (Becker, R.E. 1997), fa spesso riferimento all’argomento
e alla sua potenzialità in ambito clinico, fornendo dei riferimenti anche dettagliati
sulle diverse tipologie di fluttuazione che è possibile percepire durante una
palpazione che lui definisce “il tocco diagnostico”.
I riferimenti di R. Becker più ovvi alla conoscenza osteopatica fanno riferimento al
movimento del LCR, ma spesso parla “marea lenta” con una frequenza che non
rispecchia quella del IRC e della fluttuazione del LCR e aggiunge ancora che
attraverso particolari accorgimenti nella palpazione si presenta la possibilità di
palpare la vitalità e la dinamica del vivente attraverso questo tipo di fluttuazioni.
Le considerazioni appena fatte hanno una caratteristica comune: sono sempre in
relazione ad una modalità di palpazione profonda che in particolare Sutherland e poi
Becker hanno approfondito e applicato in maniera sistematica sui loro pazienti.
Quali fluidi?
Sono passati molti anni dalle affermazioni fatte dagli eminenti osteopati che ci hanno
preceduto e facendo tesoro di queste esperienze la nuova evoluzione della ricerca
scientifica può aiutarci a comprendere le dinamiche e il significato di tali fenomeni,
che spesso sembrano controintuitivi.
Cominciamo dall’inizio: di quali fluidi stiamo parlando?
Recenti studi hanno rivalutato il ruolo di alcuni elementi che influenzano le funzioni
dei tessuti biologici e le loro alterazioni e parlando di fluidi primo fra tutti risulta
essere proprio l’acqua.
Classicamente l’acqua viene considerata come costituente il 60-70% della massa
totale del nostro corpo. Facendo un breve calcolo in un uomo 70 Kg (1litro= 1Kg)
troviamo: 44-45 l di acqua, di questi, circa18 l (40%) sono di fluido intracellulare e
26 l (60%) fluido extracellulare.
Soffermandoci ora sui 26 litri di fluido extracellulare, possiamo dividerli a loro volta
all’incirca in: 5 l (20%) di sangue, altri 3.5 l (13%) che includono Liquor, Linfa,
fluido assoplasmatico, liquido nelle articolazioni e nelle cavità addominale e per
finire 18l (67%) liquido interstiziale (che rappresenta una struttura di notevole
importanza per la fisiologia) (Chaplin 2013) tutto quello appenda descritto è “fluido”.
Questa distribuzione didascalica è solo indicativa e tuttavia l’acqua, l’elemento base
della vita, viene erroneamente indicato in termini di peso o di volume all’interno del
nostro corpo, rappresenterebbe invece circa il 99% del numero di molecole nel corpo
umano ed è dotato di comportamenti chimico/fisici particolari. (Del Giudice, & al.,
2009)
Prendendo alcuni esempi delle innumerevoli funzioni dell’acqua nei tessuti:
L'irrigidimento del connettivo (in particolare del tessuto fasciale) non sarebbe
causato solo dalla contrazione attiva dei fibroblasti (FB) e miofibroblasti (MFB), ma
come affermato da Schleip et al. (2019) sarebbe dato soprattutto dall'idratazione della
matrice extracellulare (MEC) che si comporterebbe come una spugna (Langevin, &
al., 2013, Chiera, & al., 2017).
Altri studi sull'interstizio confermano l'influenza reciproca tra forze meccaniche,
dinamica dei fluidi e risposta cellulare. I fasci di collagene dell'interstizio sono
privi di membrana basale, quindi, direttamente a contatto con il Fluido Interstiziale
(FI) (Benias & al., 2018).
L’infiammazione avrebbe un ruolo chiave sulle dinamiche appena descritte:
l’imbibizione tissutale è causata dall’azione dalle citochine (PGE1, IL-1, IL-6 e TNF)
sulle integrine di membrana dei FB, questa causa una perdita di adesione delle
integrine alla MEC, un abbassamento della Pressione del Fluido Interstiziale (PFI) e
un conseguente richiamo di liquidi all’interno del tessuto (Reed, & al., 2010).
È interessante notare che il blocco delle integrine da parte delle citochine pro-
infiammatorie e l’abbassamento della PFI sono modulate dal grado di infiammazione
e si verificano anche con una LGI (Langevin, & al., 2013). Ne risulta un'interazione
diretta tra le forze fluidiche e il rimodellamento della fibra locale, quindi
dell'architettura della MEC. (Adamo, & al., 2011)
E’ plausibile che le alterazioni morfologiche e quindi funzionali dei tessuti siano
dovute alla quantità e allo spostamento dei fluidi al loro interno e mediate da una
condizione infiammatoria anche se di basso grado (LGI) (Verzella, & al., 2022).
Aspetti di biofisica
Come già accennato l’acqua biologica possiede un particolare comportamento
fisico/chimico, ci concentreremo sulla porzione di acqua in prossimità delle
membrane biologiche (Del Giudice, & al., 2009; Pollack, 2013).
In queste aree le molecole dell’acqua si organizzano ordinatamente in strati con
forma a “nido d'ape”, che si sovrappongono in direzione parallela alle superfici della
membrana, sia all'interno che fuori dalla cellula. Queste aree sono definite “Zone di
Esclusione” (EZ), perché respingono le particelle e i soluti (De Ninno, & al., 2017;
Pollack, 2001).
Un aspetto davvero interessante da considerare è che la EZ avrebbe anche effetti sul
movimento dei fluidi. Come sperimentalmente dimostrato all'interno di strutture
tubolari, come i capillari sanguigni, il movimento fluidico può avvenire
indipendentemente dal gradiente pressorio (Li, 2020).
Tali considerazioni ci portano ad ipotizzare che il movimento dei fluidi all’interno del
nostro corpo non sia così legato all’anatomia, che classicamente studia le strutture
biologiche come compartimenti ben distinti tra loro.
L’evoluzione della metodologia BFT™
Queste basi teoriche hanno permesso di sviluppare la metodologia con la quale le
tecniche del Metodo BFT™ agiscono.
Partendo dal contesto espresso da uno dei più recenti studi sull’effetto del tocco sui
pazienti (Cerritelli 2017), utilizzando la fRMN si dimostra che lo stato attentivo
dell’operatore determinerebbe un effetto sullo stato di connettività funzionale
cerebrale del paziente, in particolare sull’insula del giro PPC aree relative
all’interocezione.
Questa condizione determinerebbe una modifica delle informazioni dalla periferia e
quindi per attivazione antidromica anche delle condizioni metaboliche del tessuto in
disfunzione. (Verzella, et al 2022, D’Alessandro, et al 2016)
Questo articolo apre nuovi scenari sulla possibilità dell’effetto dell’attenzione
dell’operatore sullo stato del paziente.
La metodica delle tecniche BFT™ agirebbe grazie allo stato attentivo dell’operatore
che come nelle tecniche indirette, in particolare le tecniche di Bilanciamento delle
tensioni Legamentose (BLT) è mirato al raggiungimento del punto neutro locale e
all’utilizzo dei fulcri per determinare un bilanciamento dei fluidi con conseguente
cascata di eventi che agiscono sia a livello del Sistema Nervoso Periferico e Centrale
con azione antinfiammatoria e successive modifiche del tessuto.
Conclusione
Dall’esperienza di anni relativa all’utilizzo di queste particolari tecniche il metodo
BFT™ risulta estremamente versatile con i pazienti fortemente sintomatici o così
come nella clinica pediatrica dove le strutture corporee dei piccoli pazienti non
consentono di applicare le tradizionali tecniche osteopatiche dirette.
Marco Verzella D.O. Ft
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